Quanto è importante la “prima impressione”?
Chi più o chi meno, ognuno di noi, ha preso coscienza dell’importanza che la nostra immagine ha sul prossimo.
Le ricerche constatano che in pochi secondi ciascuno di noi si crea un’idea immediata sulle caratteristiche più rilevanti di una persona appena conosciuta, formulando un giudizio di massima che probabilmente non cambieremo più.
La nostra mente ci porta inconsciamente a notare le caratteristiche che rinforzano lo schema di valutazione iniziale per confermare la prima impressione. Al contrario, le caratteristiche discordanti con l’idea iniziale tendenzialmente non verranno prese in considerazione.
Questa analisi della realtà che la nostra mente fa in modo immediato (conosciuto come “Thin-Slicing”), cosi’ come il processo successivo di elaborazione delle informazioni, non è mai oggettiva, ma è frutto delle nostre esperienze personali (emozioni, paure, credenze, valori, ricordi, bisogni, personalità, stati d’animo) che ci trasmettono, in modo istintivo, una sensazione positiva o negativa. Dopo di che, subentrano l’aspetto fisico, l’abbigliamento e le modalità espressive. Se più di uno di questi fattori sono sfavorevoli, con grande probabilità resterà un giudizio negativo della persona.
Tanta è la velocità con cui stabiliamo l’affidabilità di un’individuo (le ricerche stabiliscono che il tempo oscilla tra pochi secondi e al massimo cinque minuti) quanta è la lentezza nel riuscire a modificarle.
La spiegazione risiede in alcuni processi cognitivi, il più importante di essi è “l’effetto primacy”: siamo portati a credere che le prime informazioni che ci arrivano siano quelle vere, cercando poi di confermare successivamente dette informazioni.
Studi dimostrano, che le nostre valutazioni primarie sono molto simili alle secondarie. Giorno dopo giorno riceviamo migliaia di informazioni e stimoli. Non c’è tempo per elaborarli tutti nel dettaglio. Il cervello organizza le informazioni in categorie, facendo dei paragoni velocissimi con l’aiuto delle emozioni. La persona che abbiamo di fronte può assomigliare a qualcuno del nostro passato, un certo tono di voce può risultare sgradevole per le nostre orecchie e un sorriso può sembrare falso come quello della nostra vicina. Il punto è che se il nuovo interlocutore non colpisce subito la nostra attenzione, non saremmo motivati a dedicare risorse ed energia ad approfondirne la conoscenza. Che ci piaccia o no, veniamo prima visti, poi sentiti ed infine (e forse) compresi.
L’inclinazione a pronunciare determinati giudizi iniziali quando vediamo una persona è radicata in una primaria necessità evolutiva di determinare se un estraneo rappresenti una minaccia, oppure no. Le persone tendono ad emettere giudizi rispetto ad aspetti quali la fiducia, l’attendibilità, la competenza e la simpatia in pochi secondi dopo avere incontrato qualcuno.
Anche se, prima di emettere un giudizio dovremmo valutare quanto sappiamo davvero di una persona ( potremmo essere confusi dai filtri mentali che nel tempo abbiamo acquisito, filtri che corrispondono alla nostra realtà soggettiva e non a quella oggettiva) in realtà la prima impressione è talmente potente, che influenza i nostri giudizi per molto tempo, e sarà molto difficile convincerci del contrario.
Il peso della comunicazione non verbale è molto forte, in quanto il tempo che il cervello impiega per decodificare un messaggio “non verbale” e molto inferiore al tempo necessario per decodificare un messaggio verbale.
La comunicazione non verbale forma parte di un codice genetico di comunicazione dell’essere umano fin dalle origini e include: il linguaggio del corpo (sguardo, respiro, gesti, movimenti del corpo e del viso) la postura, la prossemica, il contatto fisico e l’abbigliamento.
Ciò che indossiamo, fornisce delle importanti indicazioni agli altri in merito alla nostra personalità, al nostro prestigio sociale, alla nostra appartenenza culturale, al nostro umore, ai nostri valori, alle nostre credenze o alle emozioni.
L’abbigliamento esprime inevitabilmente chi siamo e chi vogliamo essere in un contesto specifico (lavoro, famiglia, svago), mostra agli altri a chi vogliamo essere associati e quale posto vogliamo avere nella società.
Quando incontriamo una persona per la prima volta, gli abiti che indossa ci possono comunicare qualcosa di essa molto prima di quanto non potrebbe consentirlo un’ analisi della sua personalità. Gli abiti sono come una seconda pelle e possono essere scelti per rafforzare la comunicazione. Indossando un abito ciascuno di noi scrive la propria identità sul suo corpo. Attraverso gli abiti si può “parlare”. Ciò che indossiamo lancia messaggi ben precisi e di questo certe volte ne siamo consapevoli e altre volte no.
Molti formulano giudizi sul prossimo in base al aspetto esteriore. La così detta “regola empirica del 4 x 10″ stabilisce che l’interlocutore rimane fortemente impressionato da:
- nei primi 10 secondi, dall’abbigliamento, morfologia corpora, pettinatura e dall’odore.
- nei primi 10 passi, dalla postura, dal portamento e dalla gestualità.
- nelle prime 10 parole, dal loro contenuto, dal lessico grammaticale e dalla esposizione.
- nei primi 10 centimetri del viso, dalla sua mimica facciale, dallo sguardo e dal contatto visivo.
Ricordiamo che come diceva Oscar Wilde: “Non esiste una seconda occasione per fare una buona prima impressione.”
♥️♥️ Desde España!!!
🙋🏻♀️🙋🏻♀️🙋🏻♀️ Gracias Susana!!!!
interessantissimo post con delle meravigliose analisi psicologiche\mentali 😉👌
Grazie mille!!! Cerco di approfondire argomenti che m’interessano, mi fa molto piacere che siano d’interesse anche per gli altri. Buona serata.
Buona serata a te Joana!😉👍
Un’analisi molto interessante!
Grazie Luisa, mi fa piacere che sia stato di tuo gradimento. Buona giornata 🤗
🙂
[…] ci portano a formulare gran parte dei nostri giudizi sulla base della prima impressione. ( L’IMPORTANZA DELLA PRIMA IMPRESSIONE ). È tipico della natura umana comunicare di più attraverso il corpo che attraverso la parola. […]
Chissà che penserai allora del mio blog… la prima impressione è che sia strano. Certo, non si tratta di una persona, ma di una serie di pagine, ma vale anche per la comunicazione verbale, non solo quella parlata.
Ci sarebbe molto da dire sul concetto di cosa può essere considerato normale o quello che è strano!!! Tutto è soggettivo secondo me!!! L’importante è che a te dia soddisfazione, poi di cose scontate e banali c’è pieno il mondo!!!😉